LA VOCE DI ERMES
Impegno civile,tutela ambientale,
solidarietà e molto altro. Un blog politico ma apartitico.
Questo è il blog di ERMES:LA MIA VOCE!
giovedì 21 giugno 2018
ALZHEIMER E PSICOTERAPIA. UN APPROCCIO GESTALTICO FENOMENOLOGICAMENTE FONDATO
lunedì 17 ottobre 2016
INCONTRO CON IL DALAI LAMA DEL 21 E 22 OTTOBRE 2016
Questo blog sostiene l'incontro del 21 e 22 ottobre 2016 presso Rho (MI) con il Dalai Lama.
Personalmente apprezzo, in particolare, la capacità del Dalai Lama di mettersi in dialogo con chiunque e con tutte le religioni senza desideri di conversione o supremazia. Dialogare ricercando la pace e la solidarietà.
Mi sembra anche una buona occasione per approfondire la conoscenza del Buddismo Tibetano, le cui premesse filosofiche e culturali sono così diverse e lontane da quelle occidentali e cristiane, in un ottica di conoscenza e reciproco rispetto.
lunedì 30 marzo 2015
CHIUSURA DEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI
Gli obsoleti ospedali psichiatrici giudiziari(*) (OPG), che verso la fine degli anni ’70 hanno sostituito i vecchi “manicomi criminali”, sono stati sostituiti dalle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (REMS).
Un primo triste effetto di tale riforma sembra relativo ai primi titoli dei quotidiani nazionali. Tali articoli usano la notizia relativa alla chiusura degli OPG in maniera allarmistica, fomentando la paura del diverso e richiamando la “pericolosità sociale” del folle, dimenticando che non vi è altrettanto allarmismo quando pericolosi delinquenti mafiosi vengono troppo spesso rimessi a piede libero per vizi di forma o decorrenza dei termini nonostante le innumerevoli recidive, quando personaggi politici di primo piano dissolvono ingenti risorse pubbliche per interesse privato privandone la collettività, quando bancarottieri fraudolenti vanno ai domiciliari dopo aver lasciato in mezzo a una strada numerose famiglie nè quando persone presunte sane di mente commettono un disastro ambientale inquinando un territorio e facendo ammalare ogni forma di vita al suo interno, esseri umani compresi, come per esempio accade nella tristemente nota “terra dei fuochi”. Scontata la pena - e spesso tutte queste figure possono godere di sconti di pena, attenuanti generiche o particolari – i rei succitati possono tornare nella società senza che nessuno si preoccupi della “pericolosità sociale”. Cosa determina atteggiamenti così diversi di fronte alla “pericolosità sociale” determinando un maggior accanimento verso le persone affette da disagio psichico? Forse l’ipocrisia da pennivendoli in mezzi di disinformazione di massa.
Ad ogni modo alcuni plaudono a tale evento come a una vittoria di un differente modo di intendere la follia tuttavia l’impressione è che, come un tempo si passò dal “Codice Rocco”(**) agli OPG, allo stesso modo oggi si passi dagli OPG alle REMS con l’innovazione della denominazione e dei posti letto per reparto. L’entusiasmo è in parte condivisibile ma sembra che oggi in Italia, come del resto ai tempi della “riforma Basaglia”(***) (legge 180/1978), più che attestare attraverso la legiferazione un mutato atteggiamento della società rispetto alla follia - vista innovativamente quale condizione umana invece che malattia mentale da Franco Basaglia - abbia ancora una volta prevalso un atteggiamento economico-politico contraddistinto dal non destinare risorse alla cura della sofferenza mentale. Nel 1978 vennero aperte le porte degli ospedali psichiatrici tentando di coinvolgere tutta la società quale parte attiva nel processo di ri-umanizzazzione di persone de-umanizzate poiché trattate come oggetti in contesti oggettivanti seconda una presunta oggettività scientista che dimenticava lo iato tra soggetto e oggetto cioè tra il mondo della vita e l’oggetto gettato nel mondo delle cose. Ma cosa accadde a tutti coloro che non riuscirono a trovare il proprio equilibrio nella società e furono inseriti in vari generi di strutture protette? La rete territoriale auspicata da Franco Basaglia dimostrò di avere “grossi buchi” che potevano essere più o meno accentuati a seconda dei Dipartimenti di salute mentali e dei Servizi sociali presenti nei territori che prendevano in carico gli ex pazienti psichiatrici con modalità discrezionali. Lo stesso Franco Basaglia lo afferma nero su bianco ne L’istituzione negata quando scrive che “la situazione gli sfuggì di mano” poiché non ci fu un tempo adeguato per progettare un poi, il dopo. Negli ambienti politici italiani gira voce che se non avessero chiuso gli ospedali psichiatrici, che avevano bisogno di ingenti investimenti per la ristrutturazione - in quanto non a norma con la legislatura edilizia in vigore nel 1978 e per molti versi progettati(****) senza tener conto né della riabilitazione né della carta dei diritti fondamentali dell’uomo - , sarebbero stati necessari investimenti di risorse economiche che poterono venir destinati “ad altre priorità”. Quindi, purtroppo, quello che poteva apparire un improvviso ammodernamento clinico della sanità italiana esprimeva piuttosto la volontà politica di non destinare risorse alla cura della follia. Ovviamente l’ammodernamento avvenne e fu una data storica per i pazienti manicomiali ma la domanda è: quello era l’obiettivo politico? Perché se così fosse stato sarebbe stato necessario aumentare le risorse di quei servizi territoriali che dovevano diventare una rete per facilitare il reinserimento dei pazienti provenienti dagli ex ospedali psichiatrici nella società. E’ vero che oggi alcuni di quei pazienti conducono una vita libera sul territorio appoggiandosi ai dipartimenti di salute mentale (DSM), o si trovano in strutture in genere più umane e più appropriate degli ex ospedali psichiatrici, ma non bisogna mistificare la realtà per negare che, se nel 1978 si fosse colta l’opportunità per rivedere le norme che regolano il tipo di presa in carico sanitaria(*****) e la riabilitazione, forse l’esito di quella riforma avrebbe potuto dischiudere una migliore gestione della sofferenza psichica. E questo purtroppo accade anche oggi con la chiusura degli OPG.
Ma che fine faranno i circa 741 detenuti che si trovavano all’interno degli ospedali psichiatrici giudiziari perché ritenuti socialmente pericolosi? Si prevede che più della metà saranno assorbiti nelle “nuove” REMS. L’unica regione pronta, alla data prestabilita del 31 marzo 2015, dovrebbe essere l’Emilia Romagna mentre altre nove regioni hanno solo individuato il sito dove aprire le nuove REMS. Fra queste la Lombardia, dove sembra che a Castiglion delle Stiviere, vicino Mantova, l’OPG diventerà REMS il giorno seguente in base a una delibera della regione. I tempi appaiono da mera sostituzione del nome nella targa d’ingresso. Le rimanenti regioni, e se la matematica non è un’opinione sono dieci, non hanno fatto nulla. E pensare che Philippe Pinel, nel 1793, quando inaugurò presso la Salpêtrière il primo manicomio della storia, pensava di liberare i folli dalle patrie galere secondo il principio che sia ingiusto equiparare il pazzo al delinquente.
Per l’altra metà, le norme contenute nella nuova legge 81/2014 revocano le misure di sicurezza per quegli internati che abbiano superato il limite massimo della pena edittale che avrebbero scontato coloro che sono ritenuti in grado di intendere e volere. Questo è un punto importante. Se da una parte finalmente si fa qualcosa per evitare gli “ergastoli bianchi”, dall’altra c’è una mancata predisposizione di progetti riabilitativi in favore di tali soggetti: accanto al termine delle misure di sicurezza non sono previsti adeguati progetti di monitoraggio e sostegno in itinere una volta usciti dal percorso coatto. Quel monitoraggio che declinerebbe ulteriormente l’idea di un coinvolgimento della parte attiva della società che auspicava Franco Basaglia. E sembra difficile credere che possano occuparsene i Dipartimenti di salute mentale e i Servizi sociali, oggigiorno in periodo di spending review, mentre vedono implacabilmente e drasticamente ridotti i budget di spesa?
Il nodo su cui si è concentrato il legislatore, nel passaggio da OPG a REMS, appare essere il nome del luogo (va precisato che, per poter rispondere ai requisiti strutturali del cambiamento richiesto dall’Unione europea, cambieranno anche i posti letto organizzati in reparti da massimo 20 persone) deputato alla gestione di tali soggetti invece che un cambiamento di prospettive e la predisposizione di nuove norme che strutturino percorsi riabilitativi più efficaci: solo per fare alcuni esempi, cambieranno i minutaggi di sostegno psicologico o psicoterapia giornalieri per persona? Come sarà garantito un atteggiamento più umano? In quei casi in cui il personale operante nelle sei OPG soppresse da domani verrà inserito nelle REMS in qualità di operatore, che tuttavia ha lavorato per anni in contesti che operavano secondo logiche manicomiali di internamento, saranno previsti degli appositi corsi di formazione per l’aggiornamento di tali operatori?
Purtroppo anche oggi, come ai tempi della cosiddetta riforma Basaglia ma che in realtà prende il nome dell’Onorevole Orsini che la presentò, sembra che la vera difficoltà sia reperire le risorse economiche: motivo per il quale la volontà politica appare quella di evitare sanzioni economiche, dietro lo spauracchio delle multe dell’Unione europea. Si passa così frettolosamente da un sistema a un altro senza un’opportuna riflessione sul come cambiare le cose in maniera armonica ed efficace coinvolgendo(******) le varie parti chiamate in causa.
NOTE:
(*)Tali strutture devono la loro attuale denominazione alla legge n. 180/78 che, sancendo la definitiva chiusura degli ospedali psichiatrici e la territorializzazione dell’assistenza psichiatrica, ha rivoluzionato l’approccio stesso al problema della sofferenza mentale in Italia e nel mondo. Tuttavia tale rivoluzione ha riguardato solamente gli ospedali psichiatrici lasciando inalterato il sistema dei manicomi giudiziari di cui gli OPG non sono che una versione con differente denominazione.
(**)La misura di sicurezza dell’internamento in manicomio giudiziario, prevista dal “codice Rocco” all’art. 222, deve la propria elaborazione alla cosiddetta scuola positiva di diritto penale.
Buona parte della legislazione penale italiana è rimasta per lungo tempo legata al nome del guardasigilli Alfredo Rocco. L'espressione "Codice Rocco" sintetizzava l'elaborazione normativa del '30 in materia penale (secondo orientamenti giuridici positivisti che andavano a riformare il “codice Zanardelli” di fine ottocento impostato secondo un orientamento giuridico più liberale) comprendendo, oltre al codice penale, il codice di procedura penale e la riforma dell'ordinamento penitenziario che in Italia era stato emanato con la legge 36/1904 (Disposizioni sui manicomi e sugli alienati. Custodia e cura degli alienati). Oggi, a seguito delle modifiche intervenute nel 1974 nel settore penitenziario e nel 1989 nel codice di rito, con tale dizione ci si riferisce al solo codice penale.
Affiancando al termine codice il nome del guardasigilli del 1930 si finisce inevitabilmente con il caricare la parola "codice" di puntuali riferimenti storici e ideologici, cioè fascisti, richiamando il periodo particolare della storia in cui tale legge venne attuata.
(***)Nota con tale appellativo poiché Basaglia sollevò forse per primo il problema nella società civile. Tuttavia l’appellativo è improprio poiché il primo firmatario della legge fu l’onorevole Bruno Orsini, psichiatra, militante nella democrazia cristiana.
(****)In Italia, la legge 36/1904 “Disposizioni sui manicomi e sugli alienati. Custodia e cura degli alienati” istituiva i manicomi e i manicomi criminali secondo gli orientamenti giuridici dell’epoca e gli stabili che accoglievano i pazienti psicotici rispondevano ai requisiti di tale epoca.
(*****)Per non parlare di quelle situazioni in cui dirigenti del sistema sanitario nazionale, troppo spesso, hanno una doppia occupazione con il secondo lavoro, magari nella provincia accanto, dove gestiscono strutture per disabili psichici del privato sociale evidenziando un conflitto d’interessi poco chiaro con il lavoro prestato presso una pubblica amministrazione (specialmente in quei casi in cui sembra che tali strutture vadano a ricreare situazioni analoghe a quelle manicomiali poiché le persone vengono internate in luoghi protetti, spesso avulsi dal mondo da cui i pazienti provengono e da quello circostante). Inoltre nel merito non esiste una legge che regoli gli invii che vengono effettuati dai Servizi sociali o dai Dipartimenti di salute mentale, obbligando a effettuare l’inserimento nell’una piuttosto che nell’altra struttura, in base a criteri di efficacia nella riabilitazione - e basterebbe una graduatoria redatta dal sistema sanitario nazionale per territori aggiornata ogni sei mesi - a medio e lungo termine.
(******)Cosa che andava fatta nel redigere il testo di legge anziché indicarla negli articoli senza che i soggetti coinvolti possano esprimere le proprie perplessità proponendo eventuali modifiche alla normativa rispetto a possibili criticità.
sabato 14 giugno 2014
DONAZIONE DI SANGUE E DIRITTO ALLA PENSIONE
venerdì 22 febbraio 2013
SE NON NOI CHI?
domenica 2 dicembre 2012
LE PARLAMENTARIE
mercoledì 21 dicembre 2011
ALBERO DI NATALE ECOLOGICO 3
Anche quest'anno festeggio il Natale col mio abete, quello che ho "adottato" tre anni fa. Adesso è cresciuto forte e sano: a febbraio lo pianterò nel Monferrato definitivamente. Il prossimo anno acquisterò un altro abete così il Natale donerà al territorio un abete in più ogni tre anni anzichè un pezzo di plastica fatiscente!