lunedì 25 gennaio 2010

NO TAV O SI' TAV? MA VAFFATAV!








Beppe Grillo era all'autoporto di Susa giovedì 21 gennaio 2010, nel pomeriggio, insieme a tanti cittadini che lo affollavano...
Sabato 23 gennaio 2010 c'è stata una manifestazione imponente sempre nello stesso luogo...E al Lingotto quanti erano? Sindaco Chiamparino la sua manifestazione è stata una farsa: non tenti di gettare l'oblio sulle manifestazioni passate in Val di Susa nelle quali folle di cittadini inermi sono state manganellate.
Vergogna!
Il PD è finalmente uscito fuori per quello che è: un partito a favore della TAV. Un'opera inutile sotto tutti i punti di vista:
- ambientale;
- economico;
- sanitario (quelle montagne sono farcite di amianto e uranio ma l'esempio di Casale Monferrato sembra non suggerire ai nostri amministratori di attenersi al principio di cautela).

martedì 19 gennaio 2010

TAV: LA SITUAZIONE PRECIPITA IN VAL DI SUSA









In val di susa la situazione sta precipitando: i presidi NO TAV sono violati, la polizia sta invadendo tutta susa per permettere i carotaggi, le trivelle minacciano l'autoporto.
Manifestazioni a Torino davanti alla sede della RAI, a Susa e nell'intera valle non bastano a fermare uno scempio inutile sotto qualsiasi punto di vista: ambientale, economico e sanitario.
Chiunque possa esprima la propria solidarietà ai valsusini.
Il MoVimento degli amici di Beppe Grillo è contro la TAV ricordatevene alle regionali di marzo 2010.

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MESSAGGIO DA FAR CIRCOLARE:
Utilizzano oltre 1500 uomini tra polizia, carabinieri e guardia di finanza per tutelare l'illegalità dei sondaggi e dicono che c'è il consenso della popolazione.

Parlano di accurati sondaggi per raccogliere dati sulle falde acquifere ma montano una trivella all'alba poi la smontano al tramonto e fanno credere all'Europa che stanno lavorando seriamente.

Barano con i numeri, confondono le migliaia con le centinaia e le decine quando parlano delle proteste notav, poi organizzano un "grande" manifestazione bipartisan sitav in una piccola sala del Lingotto

Il presidente della privincia e l'assessore ai trasporti della regione si riducono a volantinare nella piazza del mercato a Susa, poi balbettano e se ne vanno di fronte alle richieste di chiarimenti tecnici e alle domande scomode.

E' in atto una grande operazione mediatica che punta a fare numerose vittime: la Valsusa in primo luogo ma anche tutti coloro che vedono i TG e leggono i quotidiani.

La verità è che sono con l'acqua alla gola e sabato 23 Gennaio glielo ricorderemo ancora una volta.

Partecipate numerosi alla manifestazione a fianco della Valsusa!


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Per arrivare al punto di partenza della manifestazione:

Con l'autostrada A32: prendere l'uscita per SUSA EST e seguire le indicazioni per Autoporto
In alternativa: seguire la statale 24 in direzione Susa, superare S.Giorio e proseguire per 7- 8 Km fino all'autoporto di Susa (frazione Traduerivi)

martedì 12 gennaio 2010

DEMOCRAZIA E PRESENTAZIONE DELLE LISTE CIVICHE


Al fine della presentazione di una Lista Civica regionale, la legge elettorale richiede assurdamente l'autentica delle firme tramite un consigliere comunale, provinciale o regionale (i partiti, ovviamente, sono restii a farlo). In alternativa un dipendente comunale (o comunque di una pubblica amministrazione locale rispetto alla propria giurisdizione territoriale) può fungere da autenticatore ma in un caso, ad Asti, il sindaco ha negato il permesso a tale dipendente. La legge non permette che uno dei raccoglitori si assuma la responsabilità, anche penale, dell'autentica stessa. E' una vergogna, perchè non vengono sottoposti a questo "imbuto" anche i partiti politici? Si vuole escludere i cittadini comuni dalla possibilità di amministrare la cosa pubblica attaccando, di fatto, la democrazia.

lunedì 4 gennaio 2010

LA DELOCALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI


Quando una ditta chiude uno stabilimento per delocalizzare la produzione licenzia migliaia di persone… che cosa accade alla comunità coinvolta? Aumenta la criminalità, aumentano i casi di suicidio, i tossicodipendenti, gli alcolisti, le violenze domestiche…Tutti gli indicatori di disagio psichico e sociale salgono rapidamente alle stelle. Lo stesso avviene con la diffusione dell’ecstasy. Singolarmente mentre l’ecstasy è illegale, la delocalizzazione delle produzioni è invece consentita, perché?
Profitto.
Nel nostro sistema il profitto viene prima di ogni altra cosa, ma allora perché un’azienda come la FIAT non si mette a vendere ecstasy? L’ecstasy è una merce che produce profitti altissimi. Da ogni chilo di ecstasy lo spacciatore può estrarre un profitto di 45000 euro. Il profitto di un’azienda automobilistica, sulla vendita di un’auto da due tonnellate, non supera i 2000 euro. Inoltre l’ecstasy è più sicura delle automobili: ogni anno muoiono o restano ferite più di 40000 persone in incidenti stradali, l’ecstasy invece ne uccide solo alcune centinaia e non inquina.
Perché allora se il profitto viene prima di tutto, la FIAT non vende ecstasy?
La FIAT non vende ecstasy perché è illegale, ma perché è illegale? Perché la nostra società, quindi noi, abbiamo stabilito che l’ecstasy distrugge la vita delle persone, rovina intere comunità, spezza la spina dorsale del nostro paese. Questo è il motivo per cui non permettiamo ad aziende come la FIAT di vendere ecstasy, quale che sia il profitto che ne potrebbero ricavare.
Se non permettiamo alla FIAT di vendere ecstasy, dal momento che ciò nuocerebbe all’intera società, perché permettiamo che vengano licenziati migliaia di lavoratori per delocalizzare le produzioni?
Qualcuno potrebbe replicare che un’azienda ha il diritto, e i suoi dirigenti il dovere, di chiudere le fabbriche e spostare le produzioni al fine di accrescere massimamente i loro profitti.
Tuttavia, io, non sono d’accordo: ci sono cose – come per esempio diffondere materiale pedo pornografico, provocare la morte di altre persone inquinando oltre i limiti o mettere in commercio prodotti pericolosi – che le aziende non hanno il diritto di fare, sebbene queste cose possano in teoria produrre profitti. Possiamo rivolgerci alla legge per impedire che le imprese ci nuocciano danneggiandoci.
La delocalizzazione di una produzione è una di queste cose. Infatti licenziare dei lavoratori, continuando a registrare profitti stratosferici, per spostare una produzione non pone in essere licenziamenti legittimi dovuti a delle perdite che causano l’impossibilità di pagare gli stipendi. Mi riferisco ad aziende che licenziano proprio mentre stanno realizzando profitti record, nell’ordine di diversi miliardi di euro. I dirigenti che prendono tali decisioni non vengono additati al pubblico ludibrio, sanzionati o buttati in gatta buia: vengono trattati da eroi…intervistati dal “Sole 24 ore” o chiamati a tenere delle lezioni nelle facoltà di economia. Insomma sono i padroni del mondo solo perché realizzano profitti da record senza curarsi delle conseguenze sociali dei loro atti.
Ma siamo impazziti o cosa? È SBAGLIATO far soldi con il lavoro della gente per poi mettersi a licenziare quelle stesse persone dopo aver realizzato profitti da record. È immorale che un amministratore delegato guadagni un milione di euro all’anno mentre ha appena distrutto 40000 famiglie. Ed è assolutamente folle permettere alle aziende italiane di trasferire la produzione oltre confine a spese della nostra gente.
Perché lasciamo che questo accada?
Ritengo sia ora di applicare lo stesso criterio utilizzato per l’ecstasy alle ristrutturazioni industriali – è semplice – : ciò che danneggia i cittadini dovrebbe essere messo fuorilegge. Viviamo in democrazia? Le leggi vengono promosse dai legislatori sulla base di ciò che gli elettori ritengono giusto o sbagliato:
o Omicidio?
È SBAGLIATO, e viene approvata una legge che punisce chi commette questo reato.
o Rapina a mano armata?
È SBAGLIATO, e viene approvata una legge che punisce chi commette questo reato.
o Furto con scasso?
È SBAGLIATO, e viene approvata una legge che sanziona chi se ne rende colpevole.
Come società civile, abbiamo il diritto di difenderci da chi vuole nuocerci, come democrazia, abbiamo il dovere di far approvare leggi che servano a questo scopo.
Ecco quali sono le leggi che dovremmo far approvare per difenderci:
1. Vietare la chiusura e il trasferimento di attività appartenenti ad aziende o imprese che stanno realizzando profitti.
Se si chiude da una parte per spostarsi altrove all’esterno dei confini nazionali, l’azienda in questione dovrà pagare un indennizzo alla comunità che viene privata dei posti di lavoro. Negli Stati Uniti sono state approvate leggi sul divorzio in base alle quali, se una donna lavora duro per mantenere il marito agli studi e questi, una volta raggiunto il successo, la abbandona, l’uomo deve compensare economicamente i sacrifici fatti dalla moglie per consentirgli di arricchirsi. In caso di “matrimonio” tra un azienda e una comunità le cose non dovrebbero andare diversamente. Se un’azienda chiude bottega e si trasferisce, dovrebbe essere indotta a pagare gli alimenti;
2. Vietare alle imprese di mettere città o stati gli uni contro gli altri.
La nostra società non ci guadagna nulla se una comunità riesce a cavarsela a spese di un’altra. A Pomigliano D’Arco non dovrebbe essere concesso di razziare i posti di lavoro di Termini Imerese. Alla Romania e agli altri stati europei altrettanto;
3. Istituire una tassa del 100% sui profitti generati da aumento del valore delle azioni di una società a seguito dell’annuncio di imminenti tagli occupazionali.
È immorale approfittare e speculare su notizie così catastrofiche per alcune comunità;
4. Limitare gli stipendi dei dirigenti a un massimo di trenta volte il salario medio dei dipendenti.
Quando i lavoratori sono costretti ad accettare una riduzione del salario a causa della crisi economica, lo stesso dovrebbero fare i dirigenti. Inoltre se un amministratore delegato licenzia un numero consistente di lavoratori, gli dovrebbe essere impedito, per quell’anno, di intascare dei bonus;
5. Esigere che nei consigli di amministrazione delle società pubbliche, o a partecipazione pubblica o di concessioni pubbliche date in appalto siano rappresentati anche i lavoratori e i consumatori. Un’azienda avrà una gestione migliore se sarà tenuta ad ascoltare le persone che realizzano e/o consumano i suoi prodotti;
Ai sostenitori del libero mercato che non sono d’accordo con questi miei umili suggerimenti e sosterranno che non si può dire a un’azienda come operare, replicheremo con queste parole: Certo che si può! Noi, per legge, pretendiamo che un azienda costruisca prodotti affidabili, che garantisca la sicurezza sul posto di lavoro, che paghi ai lavoratori un salario non inferiore a una certa cifra, che versi loro i contributi previdenziali e che rispetti tutta una serie di regole che Noi, come società, abbiamo ritenuto indispensabili al nostro benessere. In base a queste motivazioni possiamo chiedere che vengano tramutate in legge tutti e cinque i punti appena elencati.
La FIAT no può vendere ecstasy e io prevedo che presto le sarà vietato anche vendere Noi.