martedì 22 dicembre 2009

BABBO INCAZZATO




Quest'anno mi sono vestito da babbo Natale per la festa in comunità. Tentavo di rendere più lieta questa festività ai "ragazzi" con cui lavoro. Infatti lavoro con gli ultimi: ultimi perchè nessuno li vuole. Spesso non li vogliono i loro famigliari, alcune volte il rifiuto arriva dai servizi sociali o dal sistema sanitario che preferisce pagare strutture alternative perchè se ne occupino.
Nonostante il giro di soldi collegato a queste utenze sia da capogiro nella maggior parte dei casi non si riesce a fornire un servizio adeguato. Sembra che nessuno intenda occuparsi della questione in modo da fornire un'adeguata presa in carico. Infatti, in seguito alla riforma Basaglia e alla contestuale chiusura degli obsoleti manicomi, non è stato previsto un sistema alternativo di cura che garantisse gli utenti. Si è passati da un sistema pubblico a uno chiamato privato sociale in cui il controllo è su alcuni parametri del servizio offerto e non sui miglioramenti. Inoltre un meccanismo perverso, assente nel pubblico che aveva l'interesse della guarigione del paziente per diminuire le spese, fa sì che le cooperative sociali che gestiscono tali servizi non abbiano convenienza nel perseguire i miglioramenti degli ospiti in quanto in tal caso i servizi diminuiscono i contibuti. Nessuno pensa a meccanismi virtuosi e le condizioni di lavoro del personale sanitario di tali strutture sono da paese sottosviluppato. Tutti questi aspetti si ripercuotono negativamente sugli utenti che registrano lavoratori sempre più stressati e lasciati soli con più di dieci pazienti in condizione di evidente difficoltà. Certamente lo Stato ha risparmiato ma invece di tagliare gli sprechi, attraverso le cooperative sociali, si è sforbiciato sul materiale umano (i lavoratori).
Io lavoro con gli ultimi, ho scelto di lavorare con loro e credo che ogni operatore del sociale dovrebbe infuriarsi contro cooperative e appaltatori di servizi che lucrano sugli ultimi: su coloro che non hanno voce. Ritengo che la funzione di noi operatori debba essere quella di dar loro la voce che gli è negata o preclusa. Se non riusciamo a essere noi veicoli di quelle istanze e portaori della loro voce, chi potrà farlo?
Mi trasformo in Babbo Incazzato e vi regalo la mia indignazione sperando che qualche giornalista, qualche ispettore del lavoro e qualche politicante si interessi a questa realtà e faccia emergere il sommerso e il disagio che si ripercuotono sul percorso terapeutico degli utenti consentendo che l'interesse principale di aziende con un regime fiscale di favore (quali sono le cooperative sociali) sia di spartire tutti i ricavati fra le alte cariche chiudendo a zero (o in perdita) i libri contabili.
Al termine della catena, l'anello debole su cui si ripercuote il peso dell'affare (l'appalto di servizi sanitari) è costituito dai più deboli: gli ultimi.

Nessun commento: