mercoledì 11 febbraio 2009

EUTANASIA ED ECONOMIA

Il dibattito sull’eutanasia tiene banco nel nostro paese dopo la recente scomparsa di Eluana. Il vero problema è che in Italia tutti vogliono decidere per gli altri: si sta facendo un caso politico di qualche cosa che dovrebbe essere lasciato alla libertà di coscienza personale dell’individuo coinvolto.
Alcuni sostengono che i familiari, in quanto persone coinvolte emotivamente, non sono in grado di prendere una decisione lucida. Si potrebbe anche ritenere che tali persone hanno ceduto alla depressione e si sono arrese alla disperazione decidendo di lasciare che la natura faccia il suo corso. Ammesso e non concesso lo Stato lascia i familiari in balia di se stessi.
Il punto è che la decisione non si può far prendere, una volta che la tragedia è accaduta, ai familiari di un essere umano ridotto a uno stato vegetale.
Non è una questione di accanimento terapeutico.
Sarebbe saggio, invece, far lasciare a ogni cittadino maggiorenne un documento attestante la propria volontà (per sé stesso) in caso si verifichino tali tragedie in modo simile al documento compilato per la donazione degli organi. La vita deve essere una scelta personale del singolo soggetto, non possono gli altri – i familiari, i parenti, i genitori o chicchessia – decidere al suo posto. Inoltre si tratta di responsabilizzare il soggetto alla vita e ciò può avvenire solo dandogli la possibilità di riflettere approfonditamente sull’argomento, nonché il modo di prendere autonomamente tale difficile decisione.
Personalmente, se dipendesse da me, non abbandonerei mai un mio familiare, un caro o una persona a cui tengo lasciandola all’eutanasia ma comprendo che si tratta di rispettare la sua volontà. Con la morte nel cuore – comunque – accetterei la volontà pur non condividendola. Non condividendola perché se voglio bene a una persona ho la speranza che magari un giorno la scienza possa riuscire a salvarla – e magari un giorno sarà così – tuttavia credo che il concetto rispetto per la vita significhi profondo rispetto per gli altri a cominciare dalle opinioni altrui.
Si tratta comunque di decisioni veramente difficili e spero di non dovermi mai trovare nella situazione di dover decidere della vita di un'altra persona: tanto più se mio caro. Posso solo – e ognuno di noi dovrebbe essere messo in tale condizione – decidere della mia vita.
Quindi invece di muovere il parlamento a legiferare secondo procedure di emergenza sarebbe meglio ponderare una legge che tenti di far evolvere le coscienze dei cittadini tipo quella da me appena descritta.
Inoltre emerge l’impressione di una subdola strumentalizzazione per ottenere consenso politico da parte del governo dato che il caso di Eluana è venuto alla ribalta solo oggi mentre se ne discuteva già prima di Natale 2008. Come mai si è aspettato così a lungo prima di accorgersi della necessità di un provvedimento o di una legge che regolasse l’argomento? Forse perché il premier si trovava in sardegna a fare campagna elettorale in favore del candidato a presidente della regione del PDL?
A ogni modo dobbiamo considerare che la crisi economica che si sta abbattendo sul mondo e che coinvolgerà anche l’Italia mieterà un numero di vittime certamente superiore. Molte persone perderanno il proprio lavoro (alcune lo hanno già perso) soprattutto nel settore metalmeccanico. Un infinità di studi (e di osservazioni) sociologici dimostrano che nelle famiglie in cui un componente perde il lavoro aumentano i casi di suicidio, di violenza in famiglia, di depressione, di divorzio – nonché una ampia insicurezza di tutto il nucleo familiare che porterà il conflitto anche fuori dalle mura domestiche.
Come verranno affrontate tali problematiche a livello macrosociale visto che purtroppo è lecito prevedere che non coinvolgeranno una sola famiglia ma un numero enorme di nuclei familiari italiani? Chi pagherà i costi sia a livello sociale che a livello umano? Chi ripagherà quelle famiglie che si sfasceranno poiché i conflitti in loro immessi dalla perdita del lavoro – e quindi dalla crisi – le travolgeranno?
Invito il governo a riflettere su queste problematiche e, se interessato in modo sincero al rispetto per la vita (come afferma), a lavorare seriamente perché la crisi economica non travolga il nostro paese diffondendosi come una peste bubbonica.

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